Un pesce caro ai poeti, e dal nostro Olindo amata anche a tavola...anche se il Berni di lei aveva già detto tutto (compresa la sua saviezza):
S’io avessi le lingue a mille a mille e fussi tutto bocca, labra e denti, 3io non direi le laudi dell’anguille;
non le direbbon tutti i miei parenti, che son, che sono stati e che saranno, 6dico i futuri, i passati e’ presenti;
quei che son oggi vivi non le sanno, quei che son morti non l’hanno sapute, 9quei c’hanno a esser non le saperanno.
L’anguille non son troppo conosciute e sarebbon chiamate un nuovo pesce 12da un che più non l’avesse vedute.
Vivace bestia che nell’acqua cresce e vive in terra e in acqua, e in acqua e in terra, 15entra a sua posta ove la vòle et esce, ... L’anguilla è tutta buona e tutta bella, e se non dispiacesse alla brigata, 30potria chiamarsi buona robba anch’ella,
ché l’è morbida e bianca e delicata, et anche non è punto dispettosa: 33sentesi al tasto quando l’è trovata.
Sta nella mota il più del tempo ascosa, onde credon alcun ch’ella si pasca 36e non esca così per ogni cosa,
com’esce il barbo e com’esce la lasca et escon bene spesso anch’i ranocchi 39e gli altri pesci c’hanno della frasca.
Questo è perché l’è savia et apre gli occhi, ha gravità di capo e di cervello, 42sa far i fatti suoi me’ che gli sciocchi.