Dormire in chiesa: peccato mortale o
possibile salvezza? Se non altro dal tormento di certe noiosissime
prediche... La questione solo apparentemente bizzarra è tornata di
una certa attualità. Qualche tempo fa Papa Francesco, rivolgendosi
al clero riunito in convegno, parlando della farraginosità di certe
omelie, ha esortato: “...abbiate pietà del popolo di Dio”.
Aggiungendo poi una singolare indicazione ai sacerdoti: “Le persone
non sopportano più di otto minuti, poi si disconnettono, e vogliono
si parli al cuore”. Curiosa acribìa quella degli otto minuti, che
fa pensare con un brivido ai 140 caratteri regola del mondano
Twitter, e insomma alla velocità e superficialità del nostro
comunicare d'oggidì.
Ora, il tema del dormire in chiesa,
apparentemente stravagante, ovvero del pericolo costituito
dall'effetto soporifero delle prediche, in realtà non è nuovo, anzi
ha addirittura radici bibliche. Si ritrova in un episodio minore
degli Atti degli Apostoli, dove si narra di una predicazione di
Paolo: “Un ragazzo di nome Eutico, seduto alla finestra, mentre
Paolo continuava a conversare senza sosta, fu preso da un sonno
profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne
raccolto morto. Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò
e disse: Non vi turbate, è vivo!”. Poi l'Apostolo risalì, spezzò
il pane in compagnia, mangiò, e parlò ancora molto fino all'alba.
Certo, gran predicatore Paolo, anche se, si deve constatare, a volte
esagerava.
Non credo che il problema sussista
ancora oggi: i giovani, ancorché pochi, non cadono dai banchi
stramazzando tra le navate. L'arte di predicare si è adeguata ai
tempi e i preti immagino si attengano in generale alle indicazioni
del papa, ovvero facciano i conti con la diminuita capacità di
attenzione dei fedeli e la velocità che domina il terzo millennio.
Tuttavia può essere di un qualche interesse un leggerissimo libretto
uscito per le edizioni EDB: “Predica sul dormire in chiesa”,
scritto da Jonathan Swift (proprio così: l'autore dei Viaggi di
Gulliver). Swift (1667-1745) che fu pastore anglicano, si scagliò
così contro i dormiglioni, ovvero, più in generale, contro
l'indifferenza per la religiosità che dominava i suoi tempi; tempi
che egli considerava particolarmente decaduti. La breve prosa è un
pezzo di maestria, e può far riflettere ancora oggi (anche chi ha
una fede malsicura o nulla) sulla necessità di vegliare e non cedere
ai tanti sonniferi che il mondo ci ammannisce; solo un genio
comunicativo come il suo poteva permettergli di lanciare un'invettiva
contro chi dorme alle prediche, per mezzo di una predica. “Per
molta gente l'oppio non è così stupefacente come un sermone”, si
lamenta Swift dal suo pulpito, eppure la sua predica non fa per
niente dormire.
(Primo Fornaciari, da "La Voce di Romagna")
Nessun commento:
Posta un commento